Questo weekend la Provincia di Trieste ha attivato un servizio sperimentale dove è stato possibile caricare le biciclette su due linee bus. Si partiva da piazza Oberdan arrivando a Opicina e a Basovizza. Esperimento riuscito che ha visto sempre il tutto esaurito spingendo la Trieste Trasporti ad aumentare il numero massimo inizialmente previsto (6 bici) portandolo a 11.
Ad usufruire di questa opportunità sono stati ciclisti alle prime armi che sono poi tornati in città in discesa lungo la ciclabile Cottur, famiglie con bambini che hanno poi pedalato in Carso lontano dai pericoli del traffico e ciclisti in mtb che hanno potuto puntare a mete più lontane (c’era chi andava a San Daniele del Carso chi fino sul monte Tajano).
Servizio quindi molto apprezzato dai triestini e che se confermato nel prossimo futuro potrebbe avere anche delle importanti ricadute sull’economia della città e della provincia: il cicloturismo è un settore in forte espansione e Trieste e il Carso hanno delle potenzialità finora poco valorizzate di cui potrebbero godere alberghi, ristoranti, agriturismi e le attività commerciali. Il cicloturismo infatti oltre che una forma di turismo sostenibile per l’ambiente costituisce una spinta enorme per le economie locali che muove ogni anno, in Europa, oltre 44 miliardi di euro.
Trieste si trova nell’intersezione di due dei 12 assi ciclabili EuroVelo (la rete cicloturistica europea): la Mediterranean Route (Cadice-Trieste-Atene) e l’Eurovelo 9 (Danzica-Trieste-Pola) ed ha sia nord a che a sud due importanti itinerari sui quali pedalano ogni estate decine di migliaia di cicloturisti: la ciclovia Alpe Adria che collega Salisburgo a Grado e la Parenzana che va da Muggia a Parenzo.
Le condizioni per fare bene ci sono tutte ma ci si deve attrezzare realizzando itinerari ciclabili, lavorando bene sulla comunicazione e offendo in forma permanente servizi come quello proposto dalla Provincia in questo weekend magari attrezzando alcuni bus con un carrello come si sta facendo da 2 anni a Gorizia.